Le donne hanno avuto un posto importante nella vita, umana ed artistica, di Tono Zancanaro, come per tutti gli uomini.
Ovviamente in primis all’interno della famiglia, la madre, la nonna ed almeno una delle tre sorelle, Maria, che lo ha seguito ed assistito per tutta la vita.
Poi le donne degli affetti, dal primo grande amore, Olga, a quella che lo accompagnerà per tutta la vita, Levana, all’amore carnale di Brunalba ad a quello più maturo e cerebrale per Luisa ed a finire un ritorno all’amore giovanile con Aelle.
Non meno forti i legami con le creature femminili che hanno riempito i suoi lavori, dalle giovani italiane trasfigurate in Gibboncine asservite ai bisogni ed ai desideri del Gibbo, forse la più importante invenzione grafica di Tono che in lui impersonifica, in pieno ventennio fascista e quindi con circolazione clandestina, niente meno che Mussolini; altre immagini femminili vengono dalla letteratura e dalla poesia, come la figura di Circe tratta dall’Odissea di Omero o dei personaggi tratti dalle opere teatrali di cui ha disegnato scene e costumi, come “L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi o “I due Foscari” di Giuseppe Verdi, e ancora le immagini femminili suggerite da Giacomo Leopardi.
Le donne non sono solo figure eteree da ammirare per la bellezza delle loro forme, per Tono sono prima di tutto esseri umani, che si realizzano attraverso il lavoro, e per questo una parte importante delle sue opere è dedicata al lavoro femminile: dalle operaie alle contadine, dalle intellettuali alle mondariso. Proprio al duro lavoro delle mondine sono dedicate alcune delle opere più significative di Tono sia in pittura che in ceramica.
La figura femminile di Tono ha, nel corso di oltre cinquant’anni di attività artistica di “un operaio dell’arte” come amava definirsi, mantenuto al di là delle differenziazioni tematiche e stilistiche una sua continuità, direi una omogeneità di fondo per cui sia che si tratti di un’opera ad olio o con i pastelli o una linea pura realizzata a china il tratto del Maestro padovano risulta inconfondibile e non è assimilabile a nessun altro artista.
Non a caso si presentava Tono nel catalogo della mostra al Palazzo dei Diamanti di Ferrara (1972-1973), forse nel suo AutoTono più importante, con queste parole di chiusura:
“... Sono stato e sono, si capisce, estraneo ai giochi dei clan, gruppi, estetiche, giri di mercato. Ma mai ho dubitato che se il gioco doveva costare la proverbiale candela consista e consiste nella fiducia verso l’uomo e me stesso nel vivo della vita e della storia dell’uomo e dell’umanità. Essere magari l’ultimo anello, ma della catena che tiene legata l’umanità che io chiamo umana. Questo è stata ed è la mia resistenza di uomo prima di tutto, di artista infine. Forte come credo di essere per aver affondato le mie radici nel mondo ellenico, ultimo e primo approdo che non esclude davvero la grande civiltà e terra cinese, il nostro rinascimento, la recente storia dell’umanità che lotta per l’uomo figlio e padrone della ragione.”
Queste pagine intendono rendere omaggio all’opera di Tono Zancanaro in generale, ed al suo amore per la donna, la figura femminile in particolare, e ricordare le numerose donne, reali od immaginarie, che ha amato e che hanno lasciato la loro impronta nelle opere e nella vita del Maestro padovano.