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Ci è sembrato che il degno tributo per questo compleanno secolare potesse essere un libro che offrisse un resoconto complessivo, il più possibile scrupoloso ed esauriente, dell'itinerario della ricerca di Tono. Da tali premesse, in genere, scaturisce la compilazione del catalogo dell'opera omnia. Questa ipotesi risulta però impraticabile per quanto riguarda Tono, che, come lui stesso ci riferisce, dedicava all’arte «8 o 14 ore tutti i giorni e settimane e mesi».
Un'appassionata dedizione che ha partorito una quantità di lavori sterminata, pressoché impossibile da riprodurre nella sua interezza. Solo la serie del Gibbo, per fornire qualche esempio, limitata all'incirca a quattro anni (dal 1941-1942 al 1945), annovera tra i duemilacinquecento e i tremila fogli; quella dei Demopretoni, ancor più concentrata cronologicamente (tra il 1945 e il 1946-1947), ne conta sui milletrecento.
Ma l'ostacolo maggiore a tale impresa sta nel fatto che moltissimi lavori giacciono dispersi in una miriade di collocazioni e proprietà irrintracciabili. E ancora lo stesso Tono ad avvertirci che «non c'è angolo abbastanza vivo del nostro paese, da Trieste a Torino a Genova, Firenze, Roma e giù giù fino a Selinunte, punta estrema della Sicilia, che [...] non possegga qualche mia opera [...] Più di una volta, infine, è capitato a qualche connazionale di entrare in una casa in Australia o in Venezuela, e trovarsi davanti a opere del pittore padovano Tono Zancanaro».
Verificata l'impossibilità di intraprendere la strada del catalogo generale, si è dovuto optare per una selezione che, operando molti tagli e sfrondamenti, riuscisse nonostante questo a essere, come si è detto, scrupolosa ed esauriente. Riuscisse cioè a rendere, della produzione di Tono, un'immagine stilizzata, ma abile nel saper dare evidenza alle strutture portanti. Esattamente come il segno maturo di Tono sa sfilare da persone e cose la pura linea di contorno e, per mezzo di essa, intessere un'efficace grafia sintetica, omettendo quanto è giudicato accessorio.
D'altra parte la scelta obbligata della sintesi ha anche i suoi buoni motivi di pregio. È, per così dire, necessità e virtù allo stesso tempo. L'immagine stilizzata, se frutto dell'applicazione di criteri appropriati, non snatura il soggetto, ma al contrario - e Tono lo sa bene - ne rivela l’essenza. E non è forse proprio questo il campo su cui si devono cimentare la critica e la storia dell'arte, ossia sul discernimento delle regioni profonde, della trama intima e fondante di una vicenda artistica?
A questo punto non si può prescindere, dalla questione del metodo, dei criteri carpire per mezzo dei quali tenteremo di carpire l’"essenza" dell'arte di Tono. Essi sono suggeriti, come deve essere, dallo stesso oggetto d'analisi, vanno individuati nella sua conformazione.
È sotto gli occhi di tutti che Tono ha lavorato per serie stilistiche e tematiche, che si sono sviluppate, il più delle volte, in successione temporale; oppure, in più rari casi, contemporaneamente, con evoluzione parallela. Tono mette a punto, di volta in volta, un tema e, con esso, lo stile per interpretarlo; mette a punto cioè, considerando il legame d'insieme tra tema e stile, un «nodo tematico-figurativo», come in altra occasione l'ho definito. Questo, una volta stabilito, viene dispiegato nel "disegno infinito", che lo declina in un elevatissimo numero di varianti, spremendone il potenziale espressivo al massimo grado. Non si tratta di mere ripetizioni, salvo gli inevitabili momenti di stanchezza, riscontrabili soprattutto nella fase più tarda, ma dalla necessità di lasciar decantare un’invenzione, secondo un’attitudine che ha in sé molto di musicale. Di qui l’imponente e inusuale proliferare che caratterizza l’arte di Tono. Di qui, in altre parole, la sua ricchezza.
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(G. Bartorelli, Nel centenario di Tono Zancanaro: le tappe di un lungo percorso, in Tono 1906-2006, Biblos 2006 - ISBN 88-88064-56-7; pag 13 e segg)
Il breve estratto dall'introduzione di Bartorelli al volume celebrativo per il centenario della nascita di Tono Zancanaro introduce bene alla selezione, casuale e caotica, che è tata fatta per illustrare il suo lavoro nello svolgersi degli anni, dai primi lavori del 1931 fino agli ultimi del 1985. La scelta è stata appunto casuale, non omogenea come quantità nei vari anni, ma sufficiente per vedere la variazione citata da Bartorelli e nella scelta dei soggetti e nel segno di Tono.
Per i cicli "importanti" di Tono, come il Gibbo, i demopretoni, i paesaggi etc., su rimanda alle singole voci del menù.
Le opere nei vari anni saranno aperte nel tempo, nello schema sottostante i collegamenti attivi mostrano le annate già visibili