Nell'inverno 1951-52 il Po rompe gli argini nella bassa padana, località come Occhiobello sono sommerse dall'acqua, sono giorni tremendi, e Tono si reca sul luogo sia per portare aiuto, sia per testimoniare la portata sociale della catastrofe. Nascono una serie di carboncini, tutti realizzati in loco, dai quali traspare la portata dell'evento, e le sue conseguenze: case che si riflettono nell'acqua, famiglie sui tetti in attesa della barca che li porterà in salvo, animali che nuotano disperati in cerca di un sostegno che non troveranno. Se dai lavori dedicati al realismo sociale, al lavoro delle mondine, era evidente l'impegno politico di Tono, da questi fogli più che da altri traspare la sua umanità, il suo bisogno di essere, come spesso amava affermare "magari l'ultimo anello della catena che io chiamo umana".