Visioni, scorci, monumenti della città natale appartengono già alla prima attività di Tono. L’immagine di Padova è presente, variamente elaborata e con le più diverse tecniche, in tutta l'opera dell'artista, al punto che Tono amava dire "non esiste nazione al mondo dove non sia presente almeno un mio lavoro, disegno o litografia, su Padova". Le vedute di Padova hanno in realtà radici comuni al Gibbo (v), alla Levana (v), alla Brunalba (v): sono le radici profondamente umanistiche di Tono, la sua base culturale, che permette a lui, popolano schietto, di essere artista "colto", cittadino. Infatti, mentre nelle elaborazioni delle statue del Prato della Valle si può riconoscere il piacere dissacratorio dell’autore del Gibbo (v), nelle vedute dei portici di Via Sant’Eufemia o di Via della Pieve (già Via Piove), si riconosce la mano di uno degli interpreti più profondi ed innamorati della città. La sensibilità per l’ambiente cittadino e per gli abitanti di Padova, il rispetto delle tradizioni e della cultura ruzantina sono presenti in ogni lavoro, sia nei primi fogli dove la Specola si staglia come un grattacielo riflettendosi nelle acque allora limpide dei canali, sia nelle varie elaborazioni del Prato della Valle, luogo di sogni e fantasie, dove Tono faceva ballare le sue Levane (v) nude circondate da schiere di angeli sui campanili delle chiese, o dove l’albero diventa simbolo di forza, di virilità, l’IDEA come compare nei titoli di alcuni fogli. Il Pra’ della valle è un luogo vivo, vissuto dalla città e pertanto soggetto a trasformazioni nel tempo, come Tono ci mostra. Anche la casa di Via Baracca (v), dove Tono è nato e dove vivrà per tutta la vita dopo una ristrutturazione dell’edificio alla fine degli anni ’50, è oggetto delle cure amorose del segno di Tono. Nelle opere di Tono ad essa dedicate la vediamo cambiare nel tempo fino alla forma che aveva prima della ristrutturazione finale, come se il tempo si fosse fermato.
Per la parte iconografica si veda la mostra virtuale dedicata a Padova.